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第24章 跋(9)

Cronologia della vita di Sabbatino de Ursis

●1557 Nasce a Lecce

●1602 Inizia il viaggio verso Macao

●1603 Raggiunge Macao

●1606 Arriva a Nanchang e conosce Matteo Ricci.

●1616 Nel corso delle persecuzioni contro i Cristiani viene espulso,con

Diego Pantoja,a Canton

●1617 Torna a Macao

●1620 Muore a Macao

Un breve resoconto della vita di Sabbatino De Ursis

Paolo Sabbatini

Ci si può meravigliare del fatto che la storia di Padre Sabbatino De Ursis sia ancora in gran parte sconosciuta e perchè una persona così importante nella storia delle relazioni diplomatiche e culturali tra la Cina e l'Italia sia ancora a metà nascosta nel mistero.

La mia famiglia ha una pia tradizione:che Sabbatino avrebbe preso il nome da suo nonno Sabbatino III,della nobile e antica famiglia Sabbatini.Secondo ciò che ho potuto ricostruire,Concetta- figlia di Sabbatino III Conte di San Venditto-avrebbe sposato un gentiluomo delle Puglie:il padre di Sabbatino de Ursis.Dato che un legame di famiglia coni Sabbatini era considerato importante,il figlio ricevette il nome del nonno.

Possiamo formulare agevolmente alcuni tratti della giovinezza di Sabbatino.Veniva da una tradizione molto legata alla storia della Chiesa e quindi i suoi primi passi nella strada del sapere erano intimamente legati alla religione cattolica.

In famiglia abbiamo ancora oggi un libriccino che,secondo quanto tramandato oralmente da padre in figlio,era il testo da viaggio favorito da Sabbatino de Ursis.

è un'edizione da tasca“in sedicesimo”(cioè la sedicesima parte di un codice“in folio”)di un libro allora molto famoso,composto dal poeta italiano Francesco Petrarca.Il titolo in latino è“De Remediis Utriusque Fortunae”che significa“le ricette per accomodarsi sia con la buona che con la cattiva sorte”.

In tempi così pericolosi e incerti come quelli in cui viveva Sabbatino De Ursis questo era un libro importante.Erano gli anni favolosi del Rinascimento italiano,in cui però,alle straordinarie ricerche e traguardi raggiunti nel campo delle arti,non corrispondeva la sicurezza nella vita di ogni giorno,le strade erano infestate da briganti e viaggiare era pericoloso.Il libriccino,venuto tra le mie mani come un tesoro di famiglia,fu stampato nel 1515 a Venezia ed èdedicato al Principe Vescovo di Loreto.

Ci sono tanti elementi qui che concorrono a comporre un mosaico di religione,fede e speranza.La città di Loreto doveva giocare una parte molto importante nella conversione e nella formulazione degli obiettivi di padre Matteo Ricci.Loreto dista solo pochi chilometri da Macerata e nella storia è stata la destinazione di un pellegrinaggio di fedeli che venivano e che vengono tuttora da tutte le parti d'Europa e del mondo per visitare il luogo dove,secondo la tradizione della fede cristiana,la casa del Bambino Gesù era stata trasferita dalla Palestina all'Italia sulle ali degli angeli.

La Basilica di Loreto è,oggi,uno dei gioielli della tradizione cattolica e determinò-come mostra la coincidenza di questo piccolo libro-anche la vita di Sabbatino.

Egli venne in Cina quando Matteo Ricci vi si era già stabilito.Aveva lasciato la sua città nelle Puglie quando era ancora un ragazzino per raggiungere il collegio romano dei Gesuiti a Roma,che era stato anche il posto dove Matteo Ricci aveva imparato tutto il suo sapere 30 anni prima.Sabbatino era molto più giovane di Matteo Ricci e appena arrivò in Cina fu immediatamente assegnato alla missione cattolica di Pechino dove Matteo Ricci era la figura principale.Il giovane Sabbatino era molto esperto in alcune discipline laddove Matteo Ricci era,nel senso più completo del termine,un vero uomo enciclopedico.Matteo conosceva tutte le arti del suo tempo,Sabbatino era più esperto nel sapere scientifico,aveva studiato e possedeva una buona conoscenza dell'agricoltura e soprattutto della scienza idraulica.Le abitudini dell'insegnamento dei Gesuiti erano di impartire ai ragazzi più talentuosi del tempo la migliore educazione disponibile nelle branche principali del sapere.Il sapere a quel tempo era soprattutto diviso in sette arti importanti.Sette era il numero magico dell'antichità ed era applicato a tutti gli aspetti della vita.Per quanto riguarda la cultura,sette era il numero che indicava la somma di due gruppi di materie:tre materie umanistiche(grammatica,dialettica e retorica,le cosiddette“arti del trivio”),e quattro altre materie(musica,matematica,geometria e astronomia,le cosiddette“arti scientifiche o del quadrivio”).

Tutti gli studenti dovevano studiare queste sette materie,però secondo la disposizione naturale e il talento degli studenti,essi avrebbero ricevuto degli approfondimenti,in una o più delle materie in cui erano versatili.Matteo Ricci,anche grazie al suo talento naturale per la memoria,ricevette un approfondimento in astronomia e geometria,mentre Sabbatino approfondì gli studi di meccanica,idraulica e arti applicate.Tutto questo sarebbe stato estremamente utile per i suoi futuri viaggi in Cina.

Sabbatino ebbe un brillante successo negli studi e ben presto manifestò il suo interesse a seguire i passi dei grandi missionari che erano andati nell'Estremo Oriente.E quindi il suo sogno fu realizzato quando finalmente fu destinato alla Cina.Quando venne,Matteo Ricci era già famoso:aveva già tradotto gli elementi di Euclide insieme con Xu Guangqi.Sabbatino cominciò una revisione dei libri e la completò insime con Xu Guangqi.Acquisì anche una conoscenza specifica della terminologia dei caratteri cinesi indicati per le matematiche,atronomia e le scienze applicate tramite conversazioni,analisi,studio e ricerche che faceva insieme a Matteo Ricci e Xu Guangqi.Seguì queste due grandi figure fino al 1610,l'anno della morte di Matteo Ricci.Matteo aveva sviluppato un affetto profondo per Sabbatino,tanto da considerarlo il suo discepolo prediletto.Lo raccomandò specificamente a Xu Guangqi e,quando durante gli ultimi mesi della sua vita,Matteo sentì che la morte stava per sopravvenire,chiese a Xu Guangqi di occuparsi in maniera speciale di Sabbatino dopo la sua morte,perchè era la mente piu' promettente di tutti i giovani missionari assegnati alla Cina,e certamente una delle menti più brillanti del suo tempo,indicando che le ultime revisioni della traduzione degli Elementi di Euclide potessero essere tranquillamente finalizzate da quest'ultimo.

Nel gennaio 1610 Matteo sentì che la sua salute stava deteriorando.Era diventato così famoso che tutti volevano vederlo;soprattutto la nobiltà di Pechino e il fiore degli intellettuali della capitale volevano avere la possibilit à di incontrare quest'uomo straordinario e di rendergli onore.

Matteo Ricci ha lasciato scritto nelle sue memorie che spesso era invitato a dei banchetti ufficiali anche tre o quattro volte al giorno.Sabbatino,che era molto piu' giovane,lo accompagnava sempre e non soffriva di queste“sfide alimentari”.Ancora oggi in Cina l'uso di preparare banchetti per gli ospiti importanti è frequente e oggi,come nel passato,agli ospiti viene richiesto di bere una quantità indescrivibile di bevande alcoliche anche molto forti.Rifiutare era considerato,ed è considerato,scortese.Accettare simboleggia una maniera di stare bene insieme e di divertirsi.

Sabbatino,accompagnando Matteo,seguiva la tradizione dell'antica Roma,secondo la quale l'invitato principale aveva il diritto di poter portare con sè una o due“ombre”,in Latino“umbrae”,cioè gli amici o i discepoli.Sabbatino era l'ombra di Matteo,giusto come quattrocento anni dopo io ebbi la fortuna di e l'onore di essere“l'ombra”di Monsignor Ludovico Cassiani,insigne latinista della mia città,quando veniva invitato ai banchetti.

Matteo,come dicevo,era malato e affaticato.Gli eccessi alimentari gli furono fatali.Sabbatino,dopo la morte di Matteo,effettivamente ebbe la possibilità di perfezionare la traduzione degli Elementi di Euclide e di pianificare,assieme a Xu Guangqi,esperto d'agricoltura,la distribuzione delle acque dei maggiori fiumi e canali specialmente nell'area tra Shanghai e Nanchino.Molti di questi canali esistono ancora oggi.

Fu veramente una fortuna che il sapere teorico di Sabbatino potesse essere messo in pratica grazie alle potenti funzioni burocratiche di Xu Guangqi;anzi,i due pubblicarono in lingua cinese un libro importante che non è stato ancora tradotto:“La Conservazione delle Acque Occidentali”,libro che ebbe larga fama,soprattutto perchè riportava diagrammi e istruzioni tecniche su come costruire argani,manovelle,ruote dentate,mulini ad acqua ed a vento e altri macchinari per estrarre e trasportare l'acqua o bonificare gli acquitrini.

Sabbatino fu anche il confessore di Matteo,punto molto importante.Secondo la prassi,anche un sacerdote doveva avere accanto a sè un collega che seguisse la sua vita e la sua condotta.Non era certo un controllo poliziesco,era un guida,un padre spirituale che assicurasse l'eccellenza della condotta.Nei frequenti viaggi per la Cina,Matteo e Sabbatino andavano sempre insieme,sostenendosi nelle azioni quotidiane e confortandosi durante i momenti di difficoltà.

Se uno dei due aveva l'impressione che l'altro non si comportasse secondo i canoni della religione cristiana e ai principi della fede e dell'ottimità della condotta,o mostrava debolezze considerate inappropriate,poteva riprenderlo subito e amministrargli il sacramento della confessione.

Sabbatino fu quindi la persona che raccolse l'ultima confessione del grande missionario,quando spirò nelle sue braccia,il 10 maggio 1610.

Dopo la morte di Matteo,Sabbatino continuò a lavorare con Xu Guangqi,prevalentemente a Pechino.Nel 1616,tuttavia,la posizione dei Gesuiti in Cina diventò difficile a causa della questione delle“denominazioni”:una controversia egata alla traduzione in lingua cinese degli attributi e dei nomi di Dio.Matteo aveva tradotto il nome di Dio come“Il Sovrano del Cielo”.Purtroppo alcuni intellettuali cinesi ritennero che questo termine fosse anticonfuciano e quindi spergiuro,e l'imperatore decretò l'allontanamento dei Gesuiti dalla Cina.Anche Sabbatino dovette ritornare a Canton rinchiuso in una gabbia di legno.Morì alcuni anni dopo,a Macao,poiché non si riprese mai da quel viaggio straziante.【51】

Quando Sabbatino morì a Macao in circostanze avverse e seguendo lo stesso avvicendamento di buona fortuna e cattiva fortuna che aveva studiato così bene nel libro di Petrarca in gioventù,il suo corpo rimase a Macao ma il suo nome fu annoverato accanto al nome di Matteo nel cimitero di Chala(ora scuola dei quadri del Partito Comunista della Municipalità)a Pechino.

è veramente commovente considerare che,nella storia delle relazioni tra Cina e Occidente,queste due grandi figure,Matteo Ricci e Sabbatino De Ursis,siano per sempre unite,come esempio di rispetto tra discepolo e Maestro.Erano molto uniti in vita e,per la grandezza di un decreto imperiale,i loro nomi furono accostati anche dopo la morte.

Il corpo di Matteo,come si sa,rimase nel cimitero di Chala fino alla cosiddetta“Rivolta dei Boxers”,all'inizio del ‘900,quando le ossa di tutti gli stranieri furono confuse e disperse,fino al punto che diventò impossibile stabilire a chi appartenessero.Però la“Provvidenza”esiste,e in quel frangente,grazie alle mani pietose di un fedele sconosciuto,un femore di Matteo fu sottratto alla furia dei rivoltosi e trasportato in Italia.Tutt' ora è conservato in una teca di cristallo presso i Gesuiti di Roma.

Le gesta e i risultati ottenuti da Sabbatino sono stati conservati come un esempio nella mia famiglia per dodici generazioni fino alla mia.La fedeltà,l'onestà,il coraggio,lo zelo e l'ammirazione per la grande civiltà cinese sono state caratteristiche costanti dei Sabbatini che conoscevano quanto accadeva in Cina attraverso le lettere che venivano spedite in Italia.L'amicizia tra la mia famiglia e la famiglia Ricci è il gioiello più prezioso delle nostre relazioni,in Italia e ora vi si aggiunge la relazione conil clan Xu:“Omne trinum est perfectum”.

Cronache dei Sabbatini

Paolo Sabbatini

Con la scomparsa di Sabbatino De Ursis facciamo rientare la sua vicenda umana nell'alveo della famiglia Sabbatini estesa,che continuò a fiorire in Capitanata(Italia del Sud)e in Emilia Romagna.A Fanano,terra del Frignano,un affine contemporaneo di Sabbatino era Gian Filippo Sabbatini,di cui porto il secondo nome.Come i suoi predecessori era“Dottore in Utroque Iure”,quindi un Avvocato(diremmo oggi),sia per il Diritto Civile,che per il Diritto Canonico.

Di padre in figlio i Sabbatini a Fanano furono giureconsulti.Erano una così detta“nobiltà di toga”.

Tra le persone più ragguardevoli ricordo Mons.Giuliano Sabbatini(1684—1757),che diventò Vescovo di Modena e Commendatario dell' Abbazia di Pomposa.Alla dignità della mitra episcopale unì una fama nella Sacra Eloquenza.Essendo Scolopio,Giuliano introdusse un nuovo concetto nell'educazione delle scuole cattoliche.Fino ad allora si stimava che la buona educazione degli studenti fosse da ascrivere alla disciplina,al rigore,alla paura del maestro.Con Giuliano questo concetto si rovescia totalmente;egli fu la prima persona nella storia della didattica occidentale a dire che i bambini dovevano essere accompagnati nello studio,dovevano essere amati e incoraggiati,non impauriti.Questa“rivoluzione ideologica”pose le basi per i traguardi che saranno raggiunti,per esempio,da Maria Montessori nel ventesimo secolo.

Giuliano Sabbatini non solo fu un insigne prelato e un grande pedagogo,ma da persona poliedrica- quale si doveva per un gentiluomo del suo secolo- fu anche un letterato:scrisse molti libri,sia di retorica,che di religione,che di poesia.Soprattutto(e questo apre una tradizione di famiglia)fu un fine diplomatico.Nominato dal suo sovrano,il Duca d'Este,Ambasciatore a Parigi nel 1741 in virtù della sua esperienza,riuscì a servire molto bene anche il Re di Francia.Sciolse un nodo spinoso per la situazione delle scuole cattoliche e delle chiese francesi.Grazie alla sua brillante intermediazione,il Re di Francia concesse alla famiglia Sabbatini un onore inaudito:inalberare sullo stemma di famiglia i tre Gigli della Corona.Nella storia del regno,solo i Borboni o le famiglie imparentate potevano portare sullo stemma i Gigli di Francia.

Dopo Giuliano è da ricordare suo nipote Alessandro(1713—1762),astuto cortigiano dell'epoca e valoroso capitano militare,che entrò nelle grazie del duca D'Este ed ottenne che la nobiltà di toga della famiglia venisse“migliorata”in nobiltà feudale.Ottenne il feudo di Rancidoro(piccolo paese nel Modenese)da trasmettere ai propri figli.Da allora in poi la famiglia è conosciuta come la famiglia dei Conti di Rancidoro.In realtà del feudo facevano parte altri paesi,che ancora ora oggi esistono:Casarolo,Teggie dei Gatti,Beneventi,Monterosino,Pianorso,Cadignano,Medolla,Boccasuolo,Palagano【52】,Costrignano,Castel dei Monti.

In più i Sabbatini furono nominati Patrizi di Modena e Nobili di Ferrara.

La presenza del Sabbatini nelle Marche risale agli inizi dell' Ottocento,quando Sante II si stabilì a San Procolo di Monte Vidon Combatte(una piccola frazione di villaggio-due case e una chiesa-dentro una forra appenninica).

Essendo famiglia di chiesa,“il fratello prete”di Sante II aveva ottenuto in privilegio una dotazione ecclesiastica di terreni nella Marca di Fermo.Per tutto l'Ottocento i Sabbatini restarono in quel luogo sperduto,occupandosi della gestione dell'azienda agricola.

Il mio bisnonno Gregorio verso la fine dell'Ottocento aveva impiantato una piccola“agroindustria”(si direbbe oggi)di coltivazione delle api.Aveva quattro figli:Sante III(mio nonno),il primogenito,Lorenzo,Antonio II e Pia.Per un'economia basata sulla campagna si trattava di una notevole impresa poter educare convenientemente la prole(come si doveva per le tradizioni di famiglia).La tradizione dice che i proventi dei campi bastavano a sostenere il dovuto decoro,ma fu il reddito della vendita del miele e dei prodotti di apicoltura che permise a Gregorio di finanziare gli studi dei figli.

Sante fu uno dei primi studenti di una famosa istituzione di Fermo(il capoluogo della Provincia dove si trovava Monte Vidon Combatte).A cavallo tra l' Ottocento e il Novecento,il Conte Girolamo Montani aveva fondato un'istituzione scolastica che diventò famosa:l'Istituto Industriale,che ancora oggi esiste e porta il nome del fondatore.Sante studiò e si diplomò nel 1918;si trattava di un ingegno brillante e soprattutto corrispondeva alla fama che nella provincia veniva attribuita alla sua famiglia.

Era usanza assegnare dei soprannomi ai ceppi importanti.L' uso del cognome è invalso in Italia in epoca abbastanza recente;nel passato le famiglie venivano riconosciute con un appellativo.La schiatta dei Sabbatini di San Procolo era conosciuta come“Sacciofà”,che in dialetto marchigiano vuol dire“so fare”.C'è,nei cromosomi di questa famiglia,una straordinaria versatilit à per cui i Sabbatini effettivamente sono in grado di orientarsi nelle arti applicate e di risolvere problemi teorici e pratici in varie branche delle scienze.

Sante studiò Elettrotecnica e Elettromeccanica e inventò un radiatore elettrico ad alta precisione che presentò all' Esposizione Internazionale di Industria e Lavoro di Milano nel 1923,promossa dalla famosa“Triennale di Milano”,che rientrava nella categoria delle grandi expo internazionali(proprio come quella di Shanghai del 2010).

Mio nonno,per il suo radiatore,ricevette il Gran Premio,il premio assoluto,rispetto a centinaia di opere presentate da inventori di tutti i Paesi del mondo.Io conservo ora,nella mia casa di Shanghai,il diploma magniloquente con la medaglia d'oro che gli fu rilasciato in tale occasione(fig.1).Nella medaglia d'oro c'è l'effigie del Re d'Italia Vittorio Emanuele III;il diploma è un capolavoro di candore,di ingenuità e di fiducia nel progresso,idee predominanti degli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale.Nel diploma un giovane italiano,assistito da Mercurio(nella mitologia occidentale,il dio dell'industria,delle relazioni,delle internazionalizzazioni)ha in mano il martello sollevato su un'incudine,e viene incoronato da una prosperosa bellezza italiana conin mano il“Libro della Storia”.Sulla destra si vedono una serie di personaggi che nell'immaginazione del pittore dovevano rappresentare l'eccellenza della cultura internazionale.Si vede Abramo Lincoln fiancheggiato da Dante Alighieri,Thomas Edison,Cristoforo Colombo,Alessandro Volta,Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi:sono sette personaggi,un numero magico in sette ovali che simboleggiavano la politica,la scienza,la cultura,la tecnica,l'internalizzazione,la scienza,la letteratura e la musica.

Sante sposò una facoltosa ereditiera:Zaira Pavoni(fig.2),che proveniva da una famiglia della nobiltà fermana e,donna bellissima,portò in dote una quantità cospicua di terre.I Pavoni si erano stabiliti nelle campagne sotto Fermo secoli prima e un progenitore di mia nonna,Antonio Pavoni,già nell'Ottocento possedeva svariati terreni nella valle del Tenna.Questi terreni vennero poi di volta in volta suddivisi tra figli,nipoti e pronipoti.

Attraverso le varie divisioni anche noi abbiamo avuto l'ultimo pezzo di terra dell'eredità Pavoni,a cui teniamo tantissimo.

La figura di Sante III é legata ad una struttura proto-industriale di Porto Sant'Elpidio,altro Paese marchigiano:una fabbrica per la produzione di concimi chimici,la cui struttura- vuota- ancora oggi esiste ed é fonte di grandi diatribe politiche(fig.3).Si tratta di una struttura di un certo fascino ma talmente imponente da scoraggiarne la riconversione.

Mio nonno fu per tutto il periodo tra le due guerre,e anche nel dopo guerra,il Vice Direttore di questa fabbrica,con delega per il personale.Egli aveva in dote non solo una grande oculatezza,ma anche una bonaria disposizione a dirimere le controversie che nascevano tra gli operai o comunque nella conduzione del lavoro quotidiano.Persona per altro di grande severità,mi raccontava come(a fronte della bonarietà e della disposizione illuminata con cui trattava gli operai)era però inflessibile quando vedeva che c'erano atteggiamenti viziosi o attaccabrighe,o non corrispondenti a quelli che lui credeva dovessero essere gli standards di un' impresa moderna.Ricordo un aneddoto:in fabbrica c'erano vasche di acido solforico.Un operaio si divertiva,durante le ore di lavoro,a catturare i ratti e li lanciava dentro a questi contenitori,divertendosi sadicamente a vedere quei poveri animali che annaspavano in maniera orrenda e,così torturati,svanivano disciolti dal potente acido.Mio nonno licenziò in tronco il malcapitato operaio perchè una persona così sprovvista di sensibilità non avrebbe mai potuto dare garanzie sulla sua condotta in generale.

Le stesse doti di perseveranza,precisione,onestà immacolata che hanno contraddistinto la vita e le opere di mio nonno Sante sono state trasmesse a mio padre Franco(nato nel 1926),il quale,come mio nonno,è appassionato di meccanica:in questo ritroviamo un elemento molto simile agli interessi di Sabbatino De Ursis.Sante aveva installato per suo diletto nelle cantine di casa,a Porto Sant'Elpidio,un'officina ben attrezzata in cui si divertiva a rigenerare delle macchine antiche.Alla morte di mio nonno,nel 1988,noi abbiamo ereditato la villa di famiglia e l'officina è stata ulteriormente ingrandita da mio padre che,andato in pensione,ha continuato ad occuparsi di rigenerazioni di vecchi motori:questa volta di motociclette.Da vero appassionato,dall'88 al '98,aveva raccolto e rigenerato quasi 26 motociclette antiche le quali,purtroppo,furono tutte rubate.Erano collezionate nelle stalle della nostra casa in campagna,incustodite.Ciononostante mio padre non si è arreso.Dal‘98 ad oggi ha incominciato a raccogliere dagli“sfascia carrozze”altre vecchie moto e piano piano ne ha ricostruite undici.

Franco è stato per tutta la sua vita lavorativa amministratore di calzaturifici.La zona di porto Sant'Elpidio è un risultato del boom industriale del dopo guerra.Fino a metà del‘900,era un piccolo villaggio di pescatori.L' unica realtà industriale era la fabbrica di concimi dove lavorava mio nonno Sante.Dal 1960,dopo la riforma agraria e l'esodo dei contadini dalle campagne,Porto Sant'Elpidio divenne una città industriale.Quasi tutte le famiglie vivevano dell'indotto del mercato della calzatura;centinaia di piccole imprese familiari fabbricavano scarpe,ciabatte,pantofole;altrettante centinaia si occupavano degli accessori del trattamento dei pellami,concia,gomme per le parti della scarpa,suole e così via.

Franco,persona di principi,ha coniugato grande impegno professionale con una certa dose d'idealismo.Quando era ragazzo aveva fondato la Sezione del Partito Repubblicano di Fermo.Per tutta la vita ha cercato di impartire a me e a mia sorella i rudimenti dell'analisi politica,commentandone i misteri e le intricatezze.

Cronaca Personale,parte I

Paolo Sabbatini

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